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Una collaborazione speciale

  • Immagine del redattore: anna sportelli
    anna sportelli
  • 4 apr 2023
  • Tempo di lettura: 3 min

Ho conosciuto, grazie al meraviglioso mondo dei libri, non solo autori bravissimi e con tanta voglia di raccontare e raccontarsi, ma anche bravissime bookblogger! Quindi ho chiesto alla carissima Francesca del profilo instragram https://instagram.com/ilsegnalibroinvisibile?igshid=YmMyMTA2M2Y= di scrivere un pezzo per questo blog!! E ragazz* quello che scrive è meraviglioso!!Quindi scorrete la pagina!! ⬇️

Penelope è indubbiamente uno dei personaggi più conosciuti ed esemplari di tutta la mitologia greca: "la donna che attende" per antonomasia, moglie di Ulisse e madre di Telemaco.
Ma, visto che spesso ne dimentichiamo altre parentele (una tra tutte, quella con la bellissima Elena), è probabile che ci sfugga molto di più...
Ad esempio, la sua natura di donna: scaltra, coraggiosa, irremovibile ma anche piena di silenzioso rancore.
Ed è proprio per aprirci gli occhi sugli aspetti meno noti di Penelope, che ci vengono in aiuto tre bellissimi testi mitologici moderni: "Il canto di Penelope" di Margaret Atwood, "Il canto di Calliope" di Natalie Haynes e "Circe" di Madeline Miller.
Nel primo caso, l'autrice de "Il racconto dell'ancella" si concentra esclusivamente su questa donna, descrivendocela in panni davvero inconsueti.
Non è più la moglie devota e forse cieca che ci hanno raccontato per millenni, ma si ribella invece interiormente a un Ulisse furbo e disumano che mostra tutta la sua crudeltà.
La struttura curiosa del testo, che prevede antichi canti che coinvolgano le schiave del palazzo di Itaca, dà quel guizzo in più a un racconto di per sé già illuminante.

E poi abbiamo la Haynes: un romanzo corale, curioso e ben congegnato, che nel grande gruppo delle donne della guerra di Troia include sorprendentemente anche Penelope...In un ruolo peraltro centralissimo e originale.
Sebbene infatti la donna si trovi molto lontana dai luoghi della battaglia, e reincontri il marito dieci anni dopo la fine della guerra, non è assolutamente immune alle conseguenze di questo conflitto.
Anzi, la sua infinita e sempre più disillusa attesa è così significativa che la scrittrice decide di renderla (in modo molto riuscito) attraverso alcune lettere indirizzate ad Ulisse. Lettere che non raggiungeranno mai il loro ideale destinatario, ma che ci raccontano una Penelope ironica e francamente molto scocciata di ciò che le accade e di ciò che il mondo si aspetta da lei. Ad esempio, la donna non disdegnerebbe forse un nuovo marito, visto che quello vecchio pare morto nel viaggio verso casa; ma si impedisce di cedere alle seduzioni dei Proci...Non tanto per amore di Ulisse, quanto per le aspettative altrui e soprattutto perché non c'è tra loro nessuno alla sua altezza.
Insomma, Penelope non è necessariamente la donna fedele, innamorata e priva di peccato che ci hanno propinato gli antichi: è una donna come un'altra, con le sue forze e le sue debolezze...E come tale vorrebbe un po' di sacrosanta felicità!

A coronare l'analisi davvero interessante di un personaggio così profondo e sfaccettato, arriva il famosissimo "Circe" (dall'autrice dell'ancora più famoso "La canzone di Achille"). Qui Penelope è relegata a personaggio di contorno, che appare materialmente solo negli ultimi capitoli; ma è proprio la sua marginalità a raccontarci tanto di lei...Sempre in attesa, sempre prostrata: davanti alle angherie dei Proci, davanti allo scorrere degli anni, davanti a un marito finalmente ritornato ma irriconoscibile e a un figlio che non vuole saperne nulla del padre.
E poi, l'incontro con Circe ci ricorda di quanto Ulisse fosse un uomo diviso a metà: tra il desiderio di sicurezza e routine rappresentato da Penelope, e la voglia di avventura e passione promessa da Circe.
Ma noi, alla fine del romanzo, vediamo queste due donne diventare amiche, più simili di quanto non sospetteremmo...E allora possiamo dire ufficialmente che Penelope sarebbe potuta essere (ed era) molto di più della "donna che attende".
Semplicemente, l'uomo che avrebbe dovuto passare tutta la vita con lei - troppo concentrato invece su se stesso - non se ne accorse mai.
Ricercando fino ai confini del mondo ciò che avrebbe potuto trovare tra le braccia della propria sposa.



 
 
 

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